Va béh, se con la laurea di Carmine mi provocate:

La sua chioma è un po’ precaria
Cicciottello e culo basso
Ma con forza Temeraria
È mastello come un masso.

Tra fatiche studi e stenti
E le corse al Parco Trenno
Col fiatone ha stretto i denti
E ha perduto tutto il senno

In dieci anni di stronzate
Grolle birre ed un pornazzo
Sottaceti a vasellate
Non ha mai concluso un cazzo

Ma un bel giorno Carminuzzo
Con una benedizione
Fa un bel salto un po’ da struzzo
Ed arriva a conclusione

Quindi il giorno poi arrivò
Quasi fosse un bel miraggio
E lui forte l’affrontò
Con fierezza e gran coraggio

Finalmente la fatica
Non c’è più caro dottore
Ora pensa un po’ alla fica
Meglio se per ore ed ore

Caro amico concludendo
‘Sta poesia con gran caciara
Te la dedichiam’ bevendo
Noi siam quelli di Gambara!

Memorabilia: Doppia poesia omerica per la laurea di Carmine

una perla di un po’ di anni fa

de Carmenis ingeniis
di Lioius et Citsus

traduzione di lio e cits

odissea
Musa, quell’uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terra
Gittato l’aureo politecnico libecolo;
Che città vide molte, Siena tra esse spicca,
e delle genti L’indol conobbe; delle
muliebri pure, ma del cor ne sofferse l’affanni:
di cotante conobbe ma ninguna lo fermo’.

iliade
Cantami, o Diva, del lambiaside Ugo
l’ingegno ‘si pronto, che infinite
addusse gioie ai suoi compagni,
quando il legger diploma raggiunse:
mai più pel lungi studiar un diniego
neppur se di sera e a lungo tazzar volle
ma solo un lamento: mi aspettano al lavoro!
del naviglio ha l’odore
e il sapor del panettone
il suo sangue da vero lumbard!
Di lunghi studi un ricodo passato
soltanto un timido foglio da rimirar
80 l’ingegno, 29 i natali
come li ardui sostenuti esami
egli oramai se l’è squagliata
e al poli giammai tornar vuole
il capo ha volto, ora mi aspetto,
altre imprese ma non d’intelletto
addormentarsi non anela piu’ sui libri
ma su ben altri dolci pendii.
Alla lambiaside  dimora al vespero si recava
col fido e cromato rosso destriero
la via novara di Sirene e Phroci
impavido sfidava: non il riposo
gli tendeva candide braccia
impegno notevole  seppur
di altra razza l’avito desco
gli destinava: giammai lieve
dal materno forno fu piatto sfornato.

Autunno Imperfetto

Cos’è un Autunno Imperfetto? E’ un Autunno che tende all’Estate o all’Inverno?
Si dice che l’Autunno sia la stagione con bellissimi colori, dove la natura si prepara al letargo dell’Inverno dove troverà il riposo dalle fatiche dell’Estate.
La Primavera che è più una stagione di rinascita, dove la vita si risveglia dal letargo e piena di energia si lancia in nuove avventure.
L’Estate è più  una stagione di movimento ed emozioni. Amori ed emozioni si incontrano sotto i cieli stellati con mille promesse fatte agli astri.
L’Inverno è la stagione della famiglia. In questa stagione, visto le basse temperatura si è  solito ritrovarsi tutti un po’ più vicini. Dove si riscopre il calore del focolare domestico.
L’Autunno è una stagione di cambiamento e di ricordi, in quei giorni si guarda con malinconia il tempo passato e ci si prepara ad affrontare i giorni futuri con sempre un po’ di apprensione.
Un Autunno Imperfetto secondo me è un mix, è uno stato in cui più stagioni si mischiano, un saltare avanti ed indietro alla ricerca di conquistare il meglio di ciò che ci capita.

Ma tutte queste parole a che pro? È il nickname ancestrale che il professor Pinetti ha data al sottoscritto. Uno di quei giochi che si trovano in rete. Ed ecco il risultato ottenuto mi ha incuriosito. Un po’ come leggere le quartine di Nostradamus e cercare di dargli un significato nel tentativo di interpretare i suoi vaticini con le cose che accadono intorno a noi. Non so. Mi ha incuriosito. Ed ho cercato di vedere se questo vestito mi poteva andare bene addosso, ma forse dovrei chiedere a voi amici lettori se questo nickname è adatto alla mia persona.

Va beh, come primo post non è un gran ché, ma speriamo che con il tempo le mie capacità  di mettere in parole le idee migliorino.
Ed ora ci vorrebbe una degna frase di chiusura, una di quelle che potrebbero fare da chiosa a queste righe e rendere il lettore più accondiscendente, ma al momento ne sono sprovvisto, quindi:

Frutti autunnali

In autunno maturan
molti frutti. In pianura
vedi di riso spighe dorate,
nei boschi di montagna
lucidi gusci di castagna.
Anche uva, mele e pere
vengon presto raccolte.
Nelle chiome di verde folte,
ridono cachi grandi e gialli.

Tra pochi giorni ormai
gli alberi non avran più doni:
come la natura tutta,
prenderanno meritato riposo.

G.R.

by ugo
ndcits: posto io, che carmine non ce l’ha fatta

Macialonga – carrozzina – interno

dedicata al racconto che carmine e alessandro conoscono, della nostra stramilano di qualche anno fa.

Rammento al lettore l’episodio, che ha ispirato il mio ispirabile collega Peppo (al secolo Giuseppe Zanotti).

Cits, Carmine e Alessandro correvano la stramilano, circa a metà strada, cioè all’ottavo chilometro, quando le forze iniziavano a venir meno. notiamo una mamma sulla trentina. Spingeva la carrozzina, con fare atletico, e giuro che non siamo riusciti a starle al passo, nonostante le sue grazie abbiano giovato al fine gara  di carmine 🙂

 

Macialonga – carrozzina – interno

Vento contrario inusitato e – che piacere –
crepitìo di ruote plastiche inadatte
alla velocità, ballonzolìo
piacevole di varie superficie accidentate
lungo percorso nuovo di mai visto cielo.
Asfalto, sampietrini, pavé e brecciolino
Corre la mammatletica, mi spinge
dentro la carrozzina in marcialonga
e supera supera per allenamento
e, grande mamma, vai! e va veloce.
Guarda! Talvolta qui qualcuno sporge
la testa in corsa e io saluto
e il sonno mi rapisce,
il cielo mi confonde e non vedrò
io non vedrò il traguardo, mamma,
tutto mi rimbomba voglio un bacio,
voglio una mano, no voglio il mio ciuccio
no voglio la tetta, mamma, voglio, voglio…

(Peppo)