http://sportstracker.nokia.com/nts/workoutdetail/index.do?id=2183982
giro in bici di ieri, alla ricerca di qualche fontanile
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giro in bici di ieri, alla ricerca di qualche fontanile
Dopo una riunione con Duccio, Marisa e Elena, ecco il nuovo itinerario verso passau
Giovedì 31 Luglio 2008
percorso: http://tinyurl.com/viaggiog4
L’ultima tappa è la più lunga. Ormai le giunture sono allenate alle ore in sella, le gambe non temono più le salite, sanno che piano, ma si sale. I rumori e i dolori della bici mi sono noti, so quando posso sforzare, e quando invece rischio di spaccare o far saltare la catena. Comunque rimane sempre l’alternativa di prendere il treno, e finire comodamente il viaggio aggirando le ultime sudate.
Parto presto la mattina, dopo essermi alzato con Bets & family e aver fatto colazione con loro (grazie ancora!).
La statale Regina è un vero disastro di traffico, molti gli autobus che si incrociano e che creano intoppi quasi insuperabili anche in bici, ma la vecchia e decisamente meno trafficata “vecchia Regina” mi aspetta, per regalarmi un fantastico panorama del lago.
Devio prima della prima galleria verso il basso, e arrivo sul lungolago. La vista e il traffico decisamente migliorano. Si alternano splendide ville con giardini profumati di pini e fiori, ponti che scavalcano la strada per raccordare le due ale delle immense ville, gettonate da miliardari e star di hollywood. A proposito, Laglio: mi colpisce per la sua sobrietà, poche vie, qualche negozietto, ma niente di turistico, molto ordinato e pulito.
Il lago scorre piacevole, curva dopo curva, salita dopo discesa, e in poco tempo finisce: peccato, avrei fatto volentieri un’altra mezza giornata su queste sponde, piuttosto che cacciarmi nella calura e nel traffico di Como.
Ecco, arrivando a Como capisco che i guidatori comaschi non ci tengono molto alla vita del prossimo: il passaggio attraverso la città mi conduce verso la salitona in zona Camerlata. Questo è stato il momento in cui ho avuto più paura di finire arrotato dalle auto, che mi sfioravano con un’incredibile confidenza il braccio sinistro.
Il diavoletto tentatore allora, dalla spalla, mi suggerisce di prendere il treno ed evitarmi altre paturnie. La stazione è alla mia destra, potrei salire sul treno e tornare indenne a Milano. Ma ormai la forza di volontà è forgiata, l’esperienza va completata col ritorno a casa, il momento più temuto e desiderato di ogni viaggio. Il diavoletto svanisce nella sua zaffata di zolfo, per l’occasione esalata da un camion (direttiva UE euro meno 100) che millimetricamente mi riporta alla realtà.
Incredibilmente riesco a passare indenne anche questo circo moderno, e procedo verso la brianza.
I falsipiani (si chiamano così anche in discesa) mi rilassano un po’, ma devo dire che ormai anche le salite non sono più l’ostacolo maggiore. Neanche il sole, e il caldo, mi piegano più di tanto. Inizio a capire l’amore dei ciclisti per le giornate di solleone: in effetti pedalando, una leggera brezza rinfresca l’andatura. Forse l’ostacolo maggiore sono fame e sete, che cerco di placare con una barretta energetica e bevande saline o acqua, alternando.
Verso Cermenate arrivo ad un ponte, che i buoni brianzoli hanno arricchito con le più svariate indicazioni, tranne quella di inizio superstrada. Dato che l’unica direzione plausibile era dritto, dritto andai. Peccato che la strada inizi a scendere lentamente, per portarmi ad una superstrada in trincea, due carreggiate e due corsie per senso di marcia, senza più possibilità di uscirne!
Persino gli operai del cantiere mi avvertono (“ehi capo qui non puoi andare” ma detta in dialetto) che me ne devo fuggire, ma a meno di scavare una via di fuga attraverso la trincea, mi tocca andare avanti fino alla prossima uscita incrociando le dita. Devo dire che, nonostante il pericolo, farsi la superstrada in bici è un’esperienza figa, avevo raggiunto velocità notevoli, asfalto perfetto, e zero traffico (per fortuna).
Finalmente finisce la trincea, e scappo fuori da un’interruzione nel guard rail, per finire a Barlassina, dove riprendo la più adeguata statale.
La fame e i camion appostati davanti, mi impongono una tappa in una scrausissima pizzeria a bordo strada. Il pizzaiolo africano ribattezatosi Gino per favorire l’integrazione, non smentisce la fiducia che i molti camionisti gli hanno dato, e prepara una pizza che, saranno le 4 ore di pedalata, mi sembra ottima.
L’ultimo tratto di Nazionale dei Giovi scorre via stanca e assolata, ma piacevole. Il rientro a Milano mi attende, attraverso la Bovisa, le sue fontane, i parchi, e finalmente la doccia di casa.
Mi è piaciuto questo giro. Le gambe e il fiato hanno retto. L’esperienza è stata positiva, e da ripetere.
Uno dei motivi per cui ho voluto fare questo giro è che ritengo che il viaggio in sè sia importante, e non solo la meta, quindi non solo “alzarsi presto per arrivare prima, tirare in macchina”
Ma piuttosto assaporare gli odori e le sensazioni della strada, alla ricerca del passo, della pedalata che ti permette di goderti il paesaggio, e la vacanza, e il vento in faccia.
Se riuscirò, prossimamente mi piacerebbe organizzare qualche viaggio a tappe, magari in francia, o germania, con tenda e qualche attrezzatura da campeggio che mi permetta maggiore libertà di scelta dell’itinerario. L’ideale sarebbe distribuirsi il carico tra due o più persone. Lettore, sei invitato.
Cits
tutte le tappe:
1 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt1/
2 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt2/
3 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt3/
4 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt4/
la tappa lacustre si prospetta facile, le uniche insidie sono la prima salita verso Asso, e la Valbrona che è in leggera salita. Poi mi aspetta la discesona verso Onno, il paese dei pescatori, e il lungolago fino a Bellagio.
Assediato dai turisti, nuovi amanti del lago, forse per le atmosfere a tratti cupe delle acque e le meraviglie naturali, il paese è carino, ma mi aspettavo qualcosa di ineguagliabile. Di certo la vista su questa biforcazione del Lario, visibile dal battello, è notevole.
foto: http://www.gambaraalcoolica.it/cms/?q=gallery/947
Sul traghetto per Menaggio (in realtà Cadenabbia) si trovano harley-isti, cicloturisti, e meno sportive se non di nome spider Porsche e Lotus.
L’arrivo ad Ossuccio e doppio pranzo + cena dal Bets mi accolgono all’arrivo. Neanche a farlo apposta, approdo proprio il giorno del compleanno (2 anni) del piccolo Bets, Alessandro. Auguri!
itinerario:
http://tinyurl.com/5ld2rm
http://tinyurl.com/68khng
tutte le tappe:
1 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt1/
2 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt2/
3 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt3/
4 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt4/
Incredibilmente, la catena della bici ha retto. Nonostante gli scricchiolii di tanto in tanto, quando ci metto un po’ più di forza, ha retto. Il ciclista mi ha consigliato di cambiare il gruppo catena e corona, verso fine estate. Mi auguro di non aver accorciato troppo la vita del pezzo, con questa escursione. Gli ultimi 50 metri di salita per arrivare a casa dei miei, di vera salita, li ho fatti portando la bici a mano, e non solo perchè non riuscivo proprio a procedere, è che anche la catena stava segnalando con rantoli vari i suoi ultimi istanti di vita.
percorso: http://tinyurl.com/viaggiog2
Ancora più incredibilmente, le gambe hanno retto, e il culo. Vediamo come se la caveranno con questa seconda tappa.
Mia cugina, preoccupata, mi ha spiegato tutto un itinerario volto a minimizzare le salite, ma tanto alla fine il dislivello da coprire c’è ed è quello, e mi toccherà farlo, prima o poi.
Comunque, seguo le sue indicazioni, che mi portano subito a scendere nella Valsorda da una discesa a rotta di collo, per poi affrontare il tornantone che la guida Miky indicava come il mostro di fine livello, peccato sia all’inizio del videogioco, e di vite ne ho una sola.
Capisco che mia cugina ha bisogno di un po’ più di attività fisica quando arrivo alla “cima” della Valsorda, senza problemi.
Tutti gli altri saliscendi verso Canzo sono divertenti, e il paesaggio, ma soprattutto gli odori di bosco, sono gratificanti.
Peccato mi superino tutti, dalla squadre di ciclisti con divisa e bici, a solitari bikers probabilmente novantenni.
Mi giustifico pensando:
1 non avete le mie borse da 20 kg
2 non avete la mia bici da 20 kg
3 cazzo, sono in vacanza, ci metto quanto voglio per farmi 20 km e poi mi sparo un tuffo nel lago alla faccia vostra! ahah
Riesco ad arrivare da Max che sta ancora dormendo, anche lui se la prende comoda, è in vacanza! Ci aspetta una rilassante gita al lago di Segrino, il più pulito d’europa secondo non so quale rilevamento, e poi una traversata (a nuoto, senza bici 😉 del lago di Montorfano.
http://tinyurl.com/lagosegrino
http://tinyurl.com/lagomontorfano
Grazie a japo per l’ospitalità e per la cena.
tutte le tappe:
1 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt1/
2 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt2/
3 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt3/
4 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt4/
percorso:
http://tinyurl.com/5khsxk
Cerco di svegliarmi presto, ma non ci riesco. Per fortuna i muratori che costruiscono il nuovo edificio gemello di fronte al mio alle 7 precise iniziano a cantare vecchi successi (!) dei pooh: capite bene che è impossibile restare a letto!
La prima tappa è Cremnago.
Per prepararmi al viaggio uso il metodo scientifico, che nel 2000 vuol dire google. il sito http://web.tiscalinet.it/emmcoisson/ciclo/bagagli.htm di un cicloviaggiatore che si è pesato tutto il bagaglio, comprese le aspirine e la tenda, mi fornisce la lista base da scremare.
Incrocio le dite per la sopravvivenza delle piante, controllatina alle gomme della bici, e si parte.
Anzi, tappa alla coop a recuperare beni di prima necessità, cioè camera d’aria di scorta del 28”, e le barrette energetiche. Mi auguro che questa sosta si riveli solo eccesso di zelo, (ma non sarà così!)
Non avendo mai intrapreso un viaggio da solo in bici, non mi sento ancora pronto psicologicamente. Allora, la prendo un po’ larga, mi acclimato al mezzo facendo il giro dei parchi della zona, le Cave, Trenno, Montagnetta: dopo il pranzo e la pennica (vi ho detto che sono in vacanza no?), rifocillato dalla torta salata, mi sento pronto.
Giù dal ponte ciclabile sulla gallaratese, e via verso la prima meta.
Le indicazioni stradali brianzole meritano un paragrafo a parte.
I cartelli sono indecifrabili, mandano l’ignaro ciclista verso pericolose statali o autostrade o bretelle. L’ultimo giorno vi racconterò di come sono finito in superstrada!
Gli autoctoni sono vari: dai veri milanesi col bollino blu, immigrati extra e intra, da pochi o da tantissimi anni, lo si capisce dall’accento residuo; dall’aria indaffarata tutti. Pochi non sanno la strada, già innamorati della toponomia e delle strade di un città che li ospita tutti, e li consuma, a colpi di smog.
Passo la bovisa, la comasina è una traccia appena abbozzata da seguire in mezzo a cantieri che spuntano ad agosto in misura ragguardevole. Scavalco i binari del tram ormai morti più volte, per poi vederli riprendere vita a metà della statale dei Giovi.
I tir mi rispettano, o mi ignorano senza schiacciarmi, sebbene ogni tanto la morte mi accarezzi la spalla sinistra.
“Barlassina”, recita il cartello è a “metà strada tra como e milano”: bene, il passo è buono, gli odori dei fiori e dei pini stanno prendendo il sopravvento sullo smog, ci sono quasi.
Una mangiata colossale dai miei zii prima, dai Citterio poi, mi aspetta.
tutte le tappe:
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2 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt2/
3 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt3/
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