Come precedentemente scritto, l’aeroporto di Francoforte è un casino. Non ne conosco le ragioni ma mi ritornano in mente le parole del CPT che in avvicinamento si scusava per i ritardi causati dalle autorità aeroportuali di EDDF. Nell’attesa vengo intercettato da un’asiatica che come un 104 in scramble mi blocca per farmi “pescare” un biglietto “foL fLee” – cioè “gLatuito” – di una marca promozionale di non so cosa. Sono fortunato e da coupon ricevo dalla cinesina l’ordine di andare al dutyfree Heinemann per ritirare il mio pLemio. Due babbonatalini di cioccolato. Buoni…!
Per andare al Gate B-16 sono costretto ad effettuare ben QUATTRO controlli, da personale che in volto ha la stessa espressione di un pendolare che ha perso l’unico treno in una mattinata con sciopero dei mezzi. Al primo di questi, una ragazza della security – a metà tra la signorina Rottermeier e una squillo di Max Mosley – urla qualcosa in tedesco ai suoi colleghi che bloccano uno dei controlli. Grazie ad un tedesco presente con impermeabile da Ispettore Derrik, riesco a sapere che facendo il giro del terminal posso eseguire i controlli dalla parte opposta non bloccata da problemi di sicurezza. Dopo qualche minuto riusciamo a portarci all’imbarco dove ancora una volta ci chiedono Carta d’identità e carta d’imbarco. Saliamo sul pulmino dove la presenza di italiani di rileva dalla quantità di persone al cellulare e ci godiamo il lungo tour panoramico dell’apron dove posso notare come la pioggia di MD-11 e quella di Jumbo è sostituita da una vera e propria grandinata di 777 di ogni colore. In mezzo ai vari A319 spunta il nostro bel 737. Saliamo e ci accomodiamo, dopo aver preso Gazzetta Repubblica e Corriere. Aspettiamo parecchio a causa anche di alcuni ritardatari (non solo italiani ammettiamo questa volta) che non solo obbligano il nostro boeinghino ad aspettare coi l’APU accesa per ben oltre 30 minuti, ma decidono di rompere davvero i cojotes nella ricerca di posti liberi, in un volo dove per altro i posti sono assegnati.
Il 737 si mette in taxi. A me piace di più. I posti sono leggermente più stretti ma gli oblò più grandi e Fanno di Diego un ragazzo felice. Beccheggio e rollio poi, sul 737 li ritengo molto più confortevoli di quelli “gommosi” della famiglia “320”, ma di contro la rumorosità è di gran lunga più alta (parlo del “classic”). Più che i motori è il fruscio dell’aria che rende quasi arduo capire cosa dice il pilota dall’interfono.
Visto il dirigerci verso sud, mi aspetto la pista 18 (che mi hanno sempre dato i controllori di IVAO per la stessa tratta) ed infatti dopo aver visto sfilare sulla nostra destra l’apron cargo “November”, vedo il punto attesa della 18 sul raccordo N. Decolliamo senza fionda, ma in modo “normale” dopodiché il nostro 737 stacca le ruote e si dirige a sud senza virata, con tutta probabilità sulla SID che porta dritti sul punto di riporto ANEKI.
All’esterno solo buio e nonostante il CPT ci consiglia di tenere le cinture allacciate per probabile turbolenza, il volo procede liscio, ad eccezione di qualche sobbalzo lieve e sporadico. Le hostess, [maiale]tra cui una milf davvero notevole[/maiale], iniziano la loro coreografia coordinata per il servizio di bordo, mentre leggendo i quotidiani in omaggio, mi deprimo per la qualità giornalistica italiana. Il viaggio mi culla e mi rilassa tanto da percepire un inizio di abbiocco sino all’inizio della discesa che il nostro “porcellino” effettua in modo un po’ “sportivo”. Inizio a vedere chiaramente le luci urbane che in modo arancione ricordano il disegno di terminazioni nervose elettriche. Ancora una volta le alpi fanno da scudo e il “primo” nord-Italia è ben sgombro da nubi. Riesco chiaramente a vedere Malpensa alla nostra destra, con entrambi i suoi terminal e il calvert della 35 sinistra, mentre scendiamo per la radiale 196 del VOR di Saronno. Non sendo l’aereo decelerare con l’accensione delle landing light e presumo il nostro aver ricevuto un “no restriction speed” dall’ATC. Le mie impressioni trovano conferma con l’apertura degli aerofreni che vengono estesi per quasi tutto il nostro lontano “sottovento” (vento in coda?), prima del viratone a sinistra. Ho come lì impressione che oggi non ci siano vettori ma la procedura viene fatta tutta. Poco prima del viratone che a sinistra ci porta ad intercettare la radiale di Voghera, la visibilità cambia e noto dall’alto un’estesa copertura di nebbia che copre tutto il paesaggio. L’effetto è molto suggestivo poiché, come fosse un foglio di carta velina sottile, da sotto traspaiono aloni della luminosità artificiale urbana, rendendo il tutto simile ad esotiche ombre cinesi asiatiche.
In finale riesco a scorgere le tangenziali e i vialoni milanesi immersi in una spessa coltre nebbiosa (chissà le madonne di Seba che ci è venuto a prendere) ma l’effetto gotico mi piace. Tocchiamo molto dolcemente e dopo aver liberato sul raccordo G, ci dirigiamo al finger 1 sfilando i vari Embraerini Alitalia sulla nostra destra.
Il volo purtroppo è finito. Fortunatamente non sono a Malpensa e non devo aspettare mezz’ora per il bagaglio che arriva quasi istantaneamente. Mi guardo indietro e porgo gli ultimi sguardi di un “gioco” ormai finito… torno a casa.
Nota negativa: dopo aver passato quattro giorni ad Ediburgo tra forti folate di vento marino, la prima cosa che noto è la puzza di un aria inquinata e stantia. Aahhh cara Milan… te sé cunsciada propri mal…!
Alla prossima,
Diego!