Diario di bordo del pelato.
Partenza all’alba da Milano Linate. Il viaggio verso l’aeroporto lo facciamo in IMC causa “nebbiadellamadonna” che a malapena ci permette di vedere il guardrail in tangenziale. Presto, prestissimo… alle 5:15 circa arriviamo in aeroporto in Categoria III e prepariamo subito il bagaglio da imbarcare in stiva con successivo caffé di rinforzo che a quest’ora diventa un dovere quasi più morale che fisico. Cerchiamo di avvicinarci ai controlli ma dobbiamo fare lo slalom tra i trolleys lasciati a terra di traverso con non curanza dai numerosi sud-est-asiatici presenti in aerostazione. Li saltiamo e scansiamo come neanche Lara Croft in Tomb Rider sarebbe riuscita a fare, mettendoci poi in coda ai controlli, non senza difficoltà vista la distrazione data da cicognone bionde che come un “calvert” riportano agli stand di Air Baltic.
È proprio presto, e ciò lo si denota anche dalla lucidità di alcune persone in coda, soprattutto di una signorina che ha impiegato qualche minuto buono per capire da che lato sfilare la propria cintura.
Terminati i controlli ci dirigiamo verso l’A-20 e con mia sorpresa noto che ad aspettarci non c’è uno “scontato” 319, ma con un buon veccchio 737 “classic”, sempre più raro nel panorama europeo. Noto come faccia sempre la sua “porca figura” attaccato al finger di Linate e come per assonanza cromatica ricordi i 737 di AirOne che si vedevano un tempo.
Il tempo di attesa è breve, ci imbarchiamo velocemente nonostante una nigeriana cerchi invano di convincere l’addetta al boarding che le tre grosse borse che si trascina dietro sono entrambe “comprese” nel suo “bagaglio a mano”.
Come da lufthansiana consuetudine prima della L1 door troviamo lo stand con una mezza dozzina di quotidiani disponibili. Ci accomodiamo, ascoltiamo gli avvisi di cabina e iniziamo il rullaggio.
Il piccolo di casa Boeing sul raccordo Delta – prima di immetterci sulla taxi way T – spegne le luci interne, accende le Wing light e si ferma per un De-Ice. Al termine continuiamo, ci allineiamo sulla 36 e nonostante ci siamo leggeri per i pochi pax a bordo e la temperatura sia bassa, il PIC porta le manette in TO/GA prima del rilascio dei freni, con successiva partenza a “fionda” che mi diverte parecchio. Saliamo agili e veloce, mentre ad est sfumature arancioni e verdastre si fondono nel blu scuro notturno preannunciando la nascita del sole.
Un volta passato il VOR di Trezzo siamo già belli alti, e mentre iniziamo la virata a sinistra, il cielo ci regala un morbido abbraccio arancione, mentre il suolo nero carbone sfuma all’orizzonte, delimitato dal patchwork luminoso della conurbazione bergamasca. Il cielo è terso e limpido, ma oltre le Alpi il discorso è ben diverso. In crociera il cielo si fa sempre più chiaro, e si tinge di una rilassante doratura mattiniera, mentre procediamo alti, cullati da una leggera turbolenza e dalla colazione servita dal personale di cabina.
Oltre la cintura montuosa che tanto tiene al caldo i padani, una bassa copertura nuvolosa, copre tutta la terra svizzera e tedesca a vista d’occhio, come un vastissimo e continuo materasso di cotone bianco che nasconde ogni centimetro di terra.
Il ceiling è molto basso e in discesa riusciamo a bucare le nuvole solo una volta in finale. Mi aspettavo turbolenza attraversando le nubi, vista la prossimità di cumulonembi che a nord-est del campo iniziavano a “pompare” verso l’alto, ed invece il “porcellino” passa attraverso liscio e tranquillo senza alcun problema.
Dopo il contatto, il rullaggio a Francoforte – come di consueto – è lungo e come un bambino ne approfitto per guardarmi un po’ di aeroplanini. Oltre all’esercito Lufthansa presente sull’aerodromo, salta all’occhio l’importante presenza di United. Sul corto raggio il piazzale è quasi completamente monopolizzato da macchine di Tolosa, mentre sul lungo raggio, ad eccezione di qualche 340 Lufthansa, a farla da padrona è il costruttore americano, con una vera e propria pioggia di Jumbo, (se ne scorgono sempre almeno due o tre sempre in rullaggi, soprattutto Lufthansa e United), 777 (United e Malysian) e 767 (United again, Air Canada e Condor).
Una volta entrati in aerostazione non resta che aspettare la coincidenza per Edimburgo. Mi trovo un bel posto isolato e tranquillo vista Jumbo (stand A-15, 744 United), attacco l’alimentatore del pc alla presa e inizio a scrivere…
To be continued…