È un film del 2003 che non avevo ancora visto e che mi è piaciuto molto.
Ambientato negli anni 50 racconta di come una professoressa californiana (quindi più bohemien e liberal) viene assunta in un serioso college femminile di alto rango, dove l’apparenza solenne sembra essere tutto.
Il “professore fuori dagli schemi” che cerca di spezzare i cardini formali di un istituzione severa ci riporta al famoso “Dead Poets Society” (L’Attimo Fuggente), senza però lo stesso struggente e poderoso impatto emotivo e rivisto in chiave femminista.
La trama (tratta da una storia vera) è un bel ritratto dell’ipocrisia puritana americana che in quegli anni successivi al secondo conflitto mondiale e precedenti alla guerra fredda, vedeva nella famiglia tipica ruoli precostituiti e nello specifico quello delle giovani donne, il cui principale scopo di vita era trovare un buon partito e sposarsi, spesso prima della laurea. La figura di “brava moglie” che passa l’aspirapolvere mentre legge e cucina il polpettone era così radicato a livello sociale da sovrastare per importanza i percorsi scolastici, anche quelli di istituti rigorosi come quello descritto. È quindi chiara l’impronta femminista che vede la protagonista scontrarsi contro quegli stilemi che in alcuni casi hanno precluso alle donne una scelta autonoma, soprattutto professionale.
Il cast è molto ricco: Julia Roberts, Julia Stiles, Kirsten Dunst, Ginnifer Goodwin, Maggie Gyllenhaal etc.
Le signore recitano molto bene e riescono con talento e naturalezza ad indossare ruoli ben scritti e caratterizzati a dovere, così come degni di nota sono i costumi, le scenografie e i dettagli che ci immergono con efficacia in quest’epoca post bellica.
A voler fare i puzzoni, forse qualche piccola moraluccia un po’ scontata la si poteva evitare, ma nel complesso il film mi sembra ben strutturato, scorrevole e soprattutto privo di quell’odioso zitellame acido che contraddistingue le pellicola a matrice femminista.
Consigliato.