Bastano pochi istanti in questo loculo di cemento nella periferia più squallida del milanese e le immediate reazioni osmotiche da ciò mi che circonda mi irritano come non mai.
Entro e vedo il tipico esemplare di donna italica con cervello in “modalità risparmio energetico” che in maniera petulante e logorroica (oltre che logorante) continua a ripetere in continuo: “sessanta centesimi?… non ce li ho sessanta centesimi… stamattina li avevo… se vuole lascio qui tutto e vado a prenderli… stamattina li avevo ma sono andata dal giornalaio… sessanta ha detto?.. proprio non li ho.. poche monetine… sessanta centesimi?… proprio non li ho… se gliene do cinquanta?… stamattina li avevo…”
ALLORA, BIOPARCO? Due ore? O li hai, o te li fai dare o ti togli dai coglioni!
Oltre il vetro forato a cui mancava solo un Garfield con le ventose, vedo due pseudo impiegate cifotiche da postura precaria, intente a cercare la ricevuta persa di un pagamento APPENA EFFETTUATO.
La prima gravida, da tipica tradizione folcloristica italiana faceva pesare sugli altri il suo “handicap”, atteggiandosi lamentosamente come un alpino ferito tra le trincee russe nel ’15 e 18. La prossima volta fai pompini, così la smetti di lamentarti e ti metti a lavorare!
La seconda semi obesa, con movenze che parevano quelle di un bradipo sotto metadone, vegetava all’interno dell’ufficio facendo non si sa che cosa.
Una rimane con la mano sul fianco, poi sposta un foglietto… la secondo fissa un evidenziatore come un adepto di Greyskull in stato di trance, per poi spostare la sua attenzione sul muro bianco.
La signora allo sportello continua a parlare cercando i 60 centesimi, mentre la fila aumenta. Una vecchia pugliese cerca di passarmi davanti facendo finta di niente, la fermo la rimando al suo posto e le dico che è un atteggiamento da terroni. Lei si offende e me ne fotto il cazzo, mentre dietro di me una ragazza sorride divertita.
La fila continua ad aumentare mentre le due lobotomizzate si muovono dietro al vetro come i fantasmini del pac-man in slow-motion. I miei muggiti di intolleranza e la mia testa che fuma come una vecchia 740 a vapore, sono da incipit per tutta la fila che inizia a boffonchiare esasperata.
Unico sportello alternativo, occupato da una mezza analfabeta che cerca di capire le “condizioni agevolate” del suo conto banco posta, rendendolo inutilizzabile sino a futura decontaminazione.
I minuti passano, arrivano le due, l’ufficio postale chiude e io tiro giù due madonne che spostano di peso la vecchia pugliese che mi guarda basito, mentre l’operaio davanti a me si gira sorridendo ed annuendo.
Tutti si incazzano, io chiamo la pattuglia di F-15 in combat patrol su Cesano e do il via all’operazione: “yankee-Fifteen, qui Pelaz-One, quarantacinque venticinque sei Nord, nove zero cinque dieci est, avete semaforo verde, ripeto… luce verde!”
BOOOM!