cits bike tour, giorno 4, Ossuccio Corsico, 82 Km

Giovedì 31 Luglio 2008
percorso: http://tinyurl.com/viaggiog4

L’ultima tappa è la più lunga. Ormai le giunture sono allenate alle ore in sella, le gambe non temono più le salite, sanno che piano, ma si sale. I rumori e i dolori della bici mi sono noti, so quando posso sforzare, e quando invece rischio di spaccare o far saltare la catena. Comunque rimane sempre l’alternativa di prendere il treno, e finire comodamente il viaggio aggirando le ultime sudate.
Parto presto la mattina, dopo essermi alzato con Bets & family e aver fatto colazione con loro (grazie ancora!).
La statale Regina è un vero disastro di traffico, molti gli autobus che si incrociano e che creano intoppi quasi insuperabili anche in bici, ma la vecchia e decisamente meno trafficata “vecchia Regina” mi aspetta, per regalarmi un fantastico panorama del lago.
Devio prima della prima galleria verso il basso, e arrivo sul lungolago. La vista e il traffico decisamente migliorano. Si alternano splendide ville con giardini profumati di pini e fiori, ponti che scavalcano la strada per raccordare le due ale delle immense ville, gettonate da miliardari e star di hollywood. A proposito, Laglio: mi colpisce per la sua sobrietà, poche vie, qualche negozietto, ma niente di turistico, molto ordinato e pulito.
Il lago scorre piacevole, curva dopo curva, salita dopo discesa, e in poco tempo finisce: peccato, avrei fatto volentieri un’altra mezza giornata su queste sponde, piuttosto che cacciarmi nella calura e nel traffico di Como.
Ecco, arrivando a Como capisco che i guidatori comaschi non ci tengono molto alla vita del prossimo: il passaggio attraverso la città mi conduce verso la salitona in zona Camerlata. Questo è stato il momento in cui ho avuto più paura di finire arrotato dalle auto, che mi sfioravano con un’incredibile confidenza il braccio sinistro.
Il diavoletto tentatore allora, dalla spalla, mi suggerisce di prendere il treno ed evitarmi altre paturnie. La stazione è alla mia destra, potrei salire sul treno e tornare indenne a Milano. Ma ormai la forza di volontà è forgiata, l’esperienza va completata col ritorno a casa, il momento più temuto e desiderato di ogni viaggio. Il diavoletto svanisce nella sua zaffata di zolfo, per l’occasione esalata da un camion (direttiva UE euro meno 100) che millimetricamente mi riporta alla realtà.
Incredibilmente riesco a passare indenne anche questo circo moderno, e procedo verso la brianza.

I falsipiani (si chiamano così anche in discesa) mi rilassano un po’, ma devo dire che ormai anche le salite non sono più l’ostacolo maggiore. Neanche il sole, e il caldo, mi piegano più di tanto. Inizio a capire l’amore dei ciclisti per le giornate di solleone: in effetti pedalando, una leggera brezza rinfresca l’andatura. Forse l’ostacolo maggiore sono fame e sete, che cerco di placare con una barretta energetica e bevande saline o acqua, alternando.
Verso Cermenate arrivo ad un ponte, che i buoni brianzoli hanno arricchito con le più svariate indicazioni, tranne quella di inizio superstrada. Dato che l’unica direzione plausibile era dritto, dritto andai. Peccato che la strada inizi a scendere lentamente, per portarmi ad una superstrada in trincea, due carreggiate e due corsie per senso di marcia, senza più possibilità di uscirne!
Persino gli operai del cantiere mi avvertono (“ehi capo qui non puoi andare” ma detta in dialetto) che me ne devo fuggire, ma a meno di scavare una via di fuga attraverso la trincea, mi tocca andare avanti fino alla prossima uscita incrociando le dita. Devo dire che, nonostante il pericolo, farsi la superstrada in bici è un’esperienza figa, avevo raggiunto velocità notevoli, asfalto perfetto, e zero traffico (per fortuna).
Finalmente finisce la trincea, e scappo fuori da un’interruzione nel guard rail, per finire a Barlassina, dove riprendo la più adeguata statale.
La fame e i camion appostati davanti, mi impongono una tappa in una scrausissima pizzeria a bordo strada. Il pizzaiolo africano ribattezatosi Gino per favorire l’integrazione, non smentisce la fiducia che i molti camionisti gli hanno dato, e prepara una pizza che, saranno le 4 ore di pedalata, mi sembra ottima.
L’ultimo tratto di Nazionale dei Giovi scorre via stanca e assolata, ma piacevole. Il rientro a Milano mi attende, attraverso la Bovisa, le sue fontane, i parchi, e finalmente la doccia di casa.

Mi è piaciuto questo giro. Le gambe e il fiato hanno retto. L’esperienza è stata positiva, e da ripetere.
Uno dei motivi per cui ho voluto fare questo giro è che ritengo che il viaggio in sè sia importante, e non solo la meta, quindi non solo “alzarsi presto per arrivare prima, tirare in macchina”
Ma piuttosto assaporare gli odori e le sensazioni della strada, alla ricerca del passo, della pedalata che ti permette di goderti il paesaggio, e la vacanza, e il vento in faccia.
Se riuscirò, prossimamente mi piacerebbe organizzare qualche viaggio a tappe, magari in francia, o germania, con tenda e qualche attrezzatura da campeggio che mi permetta maggiore libertà di scelta dell’itinerario. L’ideale sarebbe distribuirsi il carico tra due o più persone. Lettore, sei invitato.
Cits

tutte le tappe:
1 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt1/
2 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt2/
3 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt3/
4 https://www.gambaraalcoolica.it/wp/2008/09/03/cbt4/